ITALIAN FILM FESTIVAL BERLIN 2022
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SAMSTAG 12. NOVEMBER 2022
15:00 Uhr
Cinestar Kino in der Kulturbrauerei
Competition
IL muto di Gallura
THE MUTE MAN OF SARDINIA
Deutschlandpremiere
(103’, Drama, Italien 2021) - OmeU
Von Matteo Fresi. Mit Andrea Arcangeli, Marco Bullitta, Giovanni Carroni
In Originalversion mit englischen Untertiteln
In lingua originale con sottotitoli in inglese
FILM UND FILMGESPRÄCH MIT MATTEO FRESI
„Einer der besten italienischen Filme des Jahres. Diese wahre Geschichte, überliefert durch den gleichnamigen, beinahe zeitgenössischen Roman von Enrico Costa, entführt uns in die sardische Landschaft der Gallura, um die Mitte des 19. Jahrhunderts, als die Familien Vasa und Mamia eine blutige Fehde austrugen. Hauptfigur ist Bastiano Tansu (Andrea Arcangeli), taubstumm von Geburt an, von Kind an misshandelt und ausgegrenzt, bis er durch seine unglaubliche Treffsicherheit zum perfekten Racheinstrument wird. Verwandtschaft und die Ermordung seines Bruders Michele binden ihn an den Clanchef Pietro Vasa, der ihn zum gefürchtetsten und tödlichsten Killer einer lokalen Blutfehde mit siebzig Toten macht. Weder die Staatsmacht der Savoyer noch die Kirche können ihn stoppen, noch der Frieden von Aggius. Bastiano, der ein Hirtenmädchen liebt und wiedergeliebt wird, entgeht seinem vorgezeichneten Schicksal nicht, für das man ihn von klein auf als Sohn des Teufels brandmarkte“ (Federico Pontiggia).
Matteo Fresi, 1982 geboren, hat Kunstgeschichte studiert und 2007 einen Master in Erzähltechnik an der Scuola Holden absolviert, an der er auch Kurse für Regie gibt. Für sein Regiedebüt wählte er eine Geschichte, die er seit seiner Kindheit in Sardinien kannte, nahezu eine Legende über eine Figur, die sich ins kollektive Gedächtnis gebrannt hat, der „Stumme von Gallura“. Eine Tragödie mit Westernelementen, die die Grenzen des zeitgenössischen italienischen Kinos gesprengt und Publikum und Kritik mit einem vielversprechenden Autor bekanntgemacht hat.
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“Uno dei migliori film italiani dell’anno. La storia, vera e filtrata dal romanzo omonimo e quasi coevo di Enrico Costa, ci porta nella Gallura di metà Ottocento e ruota intorno alla faida che impegnò le famiglie Vasa e Mamia, concentrandosi su Bastiano Tansu (Andrea Arcangeli), sordomuto dalla nascita, maltrattato ed emarginato nell’infanzia, finché la mira prodigiosa non lo renderà utile alla vendetta. Il legame di sangue e l’assassinio del fratello Michele lo legano al capo fazione Pietro Vasa, che ne farà l’assassino più temuto e letale di un regolamento di conti da settanta vittime: né lo Stato sabaudo e la Chiesa sapranno contrastarlo, né lo affrancherà la pace di Aggius, Bastiano che ama corrisposto una pastorella sconterà il marchio di figlio del demonio applicatogli ancora bambino, fino alle estreme conseguenze” (Federico Pontiggia).
Matteo Fresi, nato nel 1982, laureato in Storia dell’Arte, con un Master in tecniche della narrazione alla Scuola Holden nel 2007, dove tiene corsi di regia. Di origine sarda, ha esordito alla regia con una storia ascoltata fin da bambino, quasi una leggenda, su un personaggio entrato nell’immaginario collettivo, Il muto di Gallura. Una tragedia con ingredienti western che ha allargato i confini del cinema italiano contemporaneo, proponendo all’attenzione del pubblico e della critica un autore di grandi prospettive.
20:00 Uhr
Cinestar Kino in der Kulturbrauerei
Competition
IL signore delle formiche
THE LORD OF THE ANTS
Deutschlandpremiere
(130’, Drama, Italien 2022) - OmeU
Von Gianni Amelio. Mit Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco, Leonardo Maltese
In Originalversion mit englischen Untertiteln
In lingua originale con sottotitoli in inglese
FILM UND FILMGESPRÄCH MIT GIANNI AMELIO
Der Film erzählt das Leben und die tragische Geschichte des Dichters Aldo Braibanti, der wegen „Unterwerfung“ eines jungen Mannes vor Gericht gestellt wurde – ein aufsehenerregender Fall, der Mitte der 60er Jahre, also knapp vor ‘68, Italien zu spalten vermochte.
„Jede Erkenntnis, die diesen Namen verdient, bricht mit Hilfe eines selektiven Gedächtnisses auf in die unendlichen Weiten des Unbekannten und verweigert sich entschieden jeder Versuchung der Unerkennbarkeit. Daraus folgt die völlige Relativität jeder Wahrheit, jeder Ethik, jeder Ästhetik. Ethik und Erkenntnis verwirklichen sich im Respekt vor und im Schutz des Lebens“ (Aldo Braibanti).
„Ein Film über die Gewalttätigkeit und Dumpfheit der Diskriminierung. […] Ich werde einen Satz nie vergessen, den ich hörte, als ich 16 Jahre alt war: „Ein Homosexueller ist zu behandeln oder umzubringen“ (Gianni Amelio).
Gianni Amelio, 1944 im kalabrischen San Pietro Magisano geboren, ließ sich von seiner Filmleidenschaft nach Rom treiben, wo er es dank Vittorio De Seta ohne persönliche Beziehungen auf ein Filmset schaffte. Zunächst als Regieassistent von Western (Se sei vivo spara von Giulio Questi) und Autorenfilmen (I cannibali von Liliana Cavani), dann als Regisseur von Experimentalfilmen für die Rai (Sperimentali La fine del gioco, La città del sole) erwirbt er sich allmählich einen Ruf in der Nach-68er-Generation, die die Meisterregisseure der Sechziger Jahre ablösen sollte. Erst mit Colpire al cuore, 1983, kann sich sein Talent ganz entfalten, mit einer Geschichte, in der das Thema des Terrorismus zum Familien- und Generationenthema wird. Weitere zehn Jahre später, nach dem intensiven Gerichtsdrama Porte aperte (1990), erweist sich Amelio mit Il ladro di bambini (1992) als Autor von europäischem Rang, mit einer lokal verwurzelten, aber universellen Geschichte, die auch hier wieder die Gefühle und Emotionen von Kindern in den Mittelpunkt stellt. In Lamerica (1994) analysiert Amelio die durch die Migration hervorgerufen sozialen Verwerfungen aus einem historischen Blickwinkel, indem er den Flüchtlingsschiffen aus Albanien gedankliche Vor- und Rückblenden, hin und her über den Atlantik, entgegensetzt. Mit Così ridevano ist Amelio auf dem Gipfel seines Könnens angelangt, hier nimmt er weitere Reisen der Hoffnung in den Blick, diesmal vom Süden in den Norden Italiens, aus der Armut ins (vermeintliche) Wohlleben. Im neuen Jahrtausend erprobt Amelio neue Erzählweisen (Le chiavi di casa, La stella che non c’è, Il primo uomo, L’intrepido, La tenerezza, Hammamet, Il signore delle formiche), ohne je die Schärfe zu verleugnen, die ihn stets gekennzeichnet hat, doch mit einem neuen Vertrauensverhältnis zu seinem Publikum, das er nie verrät. Amelio ist ein ehrlicher Regisseur, dessen Geschichten stets an innerste menschliche Saiten rühren. Er vermittelt das Gefühl, hinter den Bildern verberge sich ein persönliches Anliegen, eine Notwendigkeit, die über die Liebe zum Film hinausgeht. Film ist Leben, Leben ist Film.
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La vicenda umana e giudiziaria del poeta Aldo Braibanti, passato alla storia per un presunto caso di plagio nei confronti di un ragazzo. Un caso che divise l’Italia della metà degli anni Sessanta, proiettata verso il ’68.
“Ogni conoscenza degna di questo nome si muove, attraverso una memoria selettiva, verso le interminabili praterie del non conosciuto, negando drasticamente ogni tentazione di inconoscibilità. Ne consegue una totale relatività di ogni verità, di ogni etica, di ogni estetica. Etica e conoscenza si identificano nel rispetto e nella difesa della vita” (Aldo Braibanti).
“Un film sulla violenza e l’ottusità della discriminazione. […] Non dimenticherò mai una frase che sentii quando avevo 16 anni: “Un omosessuale o si cura o si ammazza” (Gianni Amelio).
Gianni Amelio, nato nel 1944 a San Pietro Magisano, in provincia di Catanzaro, spinto dalla passione per il cinema, si trasferisce a Roma, dove riesce ad approdare su un set grazie a Vittorio De Seta, senza nessuna spinta esterna. Passo dopo passo, prima come aiuto regista diviso tra western (Se sei vivo spara di Giulio Questi) e film d’autore (I cannibali di Liliana Cavani), poi come regista di Sperimentali Rai (La fine del gioco, La città del sole), si costruisce un nome nella generazione postsessantottina che avrebbe dovuto raccogliere il testimone dei Maestri anni Sessanta. Bisognerà aspettare Colpire al cuore, nel 1983, perché il talento si dispieghi completamente attraverso una storia di terrorismo ricondotta in un alveo familiare e generazionale. E altri dieci anni, con Il ladro di bambini (1992), dopo l’intenso Porte aperte (1990), per delinearne un profilo europeo, con vicende radicate sul territorio ma dal respiro universale, ancora una volta sintonizzate sui sentimenti e sulle emozioni di un bambino. Con Lamerica (1994) le mutazioni sociali determinate dal fenomeno dell’immigrazione vengono analizzate in una chiave storica, tra corsi e ricorsi, al di qua e al di là dell’Adriatico, solcato dalle navi provenienti dall’Albania. Così ridevano ne è il degno corollario, con lo sguardo rivolto ad altri viaggi della speranza, dal Sud al Nord, dalla povertà al (presunto) sogno. Nel nuovo millennio Amelio sperimenta nuove chiavi narrative (Le chiavi di casa, La stella che non c’è, Il primo uomo, L’intrepido, La tenerezza, Hammamet, Il signore delle formiche), senza mai rinnegare il rigore che ha contraddistinto il suo percorso, ma anche costruendo un rapporto di fiducia con il pubblico, mai tradendole. Un regista sincero che garantisce sempre una storia in grado di toccare le corde umane più intime. Con la sensazione che a monte vi sia qualcosa di personale da tradurre in immagini per una necessità non solo cinefila. Il cinema come vita, la vita come cinema.